PaoloPiccione

Paolo Piccione (Messina, 3 febbraio 1932) è un politico, avvocato e giornalista italiano. Dal 17 luglio 1991 al 9 novembre 1993 è stato Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana.

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Biografia


Quarto di cinque figli, i suoi genitori sono Vanni Piccione, poliziotto, e Antonina Rando, casalinga. Trascorre l’infanzia e la giovinezza a Torre Faro per poi decidere di emigrare a Torino nel 1949, facendosi ospitare dalla famiglia della sorella Pina, con l’obiettivo di iscriversi al Politecnico per diventare ingegnere. Respinto, però, al colloquio di ammissione, decide di iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza. Ed è proprio nel capoluogo piemontese che comincia ad interessarsi di politica, maturando le proprie convinzioni moderate e antifasciste ed entrando in contatto con personaggi di rilievo come Cesare Pavese e Natalia Ginzburg. Tra il 1951 e il 1952, a seguito della morte del fratello Lillo, militante di Azione Cattolica e della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, e complice anche l’aggravarsi delle condizioni di salute della madre, decide di far ritorno a Messina. Il rientro nella città natale non interrompe la ricerca politica, che sfocia nella scelta di militare nelle fila del Partito Socialista Italiano – PSI. L’altra passione a cui si dedica in quegli anni è lo sport, nello specifico il rugby. Nel 1954 completa gli studi e si laurea in giurisprudenza, diventando poi procuratore legale e orientandosi verso il diritto civile e fiscale. Nel 1956 sposa Rosetta Guttadauro e l’anno successivo nasce Antonella, la loro prima figlia, seguita molti anni dopo da Vanni, il secondogenito, nato nel 1971.

Per tutti gli anni ’60 svolge la professione di avvocato, affiancandola con l’attivismo politico nel Partito Socialista di Pietro Nenni. Nel 1964 fonda, insieme ad altri militanti, “Azione Socialista”, periodico della federazione socialista, e nel 1967, grazie alla collaborazione con il quotidiano di area “Avanti!”, consegue l’iscrizione all’Albo dei Giornalisti pubblicisti.

Carriera politica


Alle elezioni amministrative del 1970, viene eletto per la prima volta consigliere del Comune di Messina, nelle liste del PSI, rivestendo anche la carica di capogruppo socialista nel consiglio comunale e responsabile dei rapporti tra il partito e il governo della Regione Sicilia. Viene rieletto consigliere anche nelle successive elezioni amministrative del 1975 e del 1980, arrivando a ricoprire le cariche di vicesindaco e di assessore all’urbanistica. Dopo aver tentato l’ingresso nell’Assemblea Regionale Siciliana nel 1977, risultando non eletto, si candida nuovamente nel 1981, ottenendo i voti necessari per diventare consigliere. Rimane a palazzo dei Normanni per tre legislature (IX, X e XI), occupandosi soprattutto di credito e risparmio, di autonomie locali e di lotta contro la criminalità organizzata. Inoltre, ricopre diverse cariche: presidente del gruppo parlamentare del PSI, segretario della II Commissione della Giunta per le partecipazioni regionali e Assessore ai lavori pubblici. Nel 1991 viene eletto Presidente dell’Ars succedendo a Salvatore Lauricella e nel 1992 si reca a Roma per prendere parte all’elezione del presidente della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro).

Controversie


In quell’anno, proprio mentre si trova a Roma, viene raggiunto da un avviso di garanzia della procura di Siracusa. L’indagine risale al periodo in cui era assessore regionale ai lavori pubblici e riguarda l’appalto per la costruzione del ponte di collegamento tra la terraferma e il centro storico di Ortigia. La sua posizione viene poi archiviata ma il suo nome, negli anni successivi (fino al 1995), ritorna in altre indagini, sempre riguardanti appalti per opere pubbliche, tra cui la strada di collegamento di Campofelice di Fitalia alla Palermo-Agrigento, la A18, l’autostrada Messina-Catania-Siracusa, l’acquedotto di San Fratello, la rete idrica di San Marco d’Alunzio, la strada fra Misterbianco e il centro polivalente di Mascali. In totale, si tratta di 34 avvisi di garanzia e 2 ordini di carcerazione, che lo portarono ad essere detenuto per complessivi 44 giorni. In seguito alle vicende giudiziarie che lo vedono coinvolto, decide prima di autosospendersi e poi di dimettersi dalla carica di presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, mantenendo il solo posto come consigliere. I processi a suo carico durano fino al 2003 e si concludono tutti con l’archiviazione delle accuse o con l’assoluzione con formula piena.

Paolo Piccione


Politico, avvocato e giornalista italiano

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